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| STORIA DI UN BAMBINO SIRIANO
Due adulti ed un bimbo di 6 anni arrivano in aeroporto con un volo proveniente dalla Siria. Gli adulti sono provvisti di passaporto falso e vengono immediatamente fermati in dogana. Subito avvisano che il bambino che viaggia con loro non è loro parente, il suo passaporto è valido e che gli è stato affidato dai genitori per farlo arrivare in Italia e che nel suo zaino c’è un notebook con tutte le indicazioni necessarie. La polizia di frontiera apre il notebook e oltre ad un book fotografico che ritrae le foto di mamma, papà, nonno, nonna, il mio gatto, mio fratello, contiene un file con tutte le indicazioni per contattare il fratello maggiore in Svezia. Il fratello viene contattato immediatamente e si dimostra felice di sapere che il piccolo è arrivato in Italia sano e salvo e dice che prenderà il primo aereo disponibile per venire a prenderlo. Nel frattempo il bimbo, che parla solo arabo, ma che si dimostra molto educato e da l’idea di un bimbo si buona famiglia, viene affidato ai servizi sociali che trovano per lui una sistemazione sicura in una struttura gestita da suore che accoglie minori in difficoltà. Accompagnato nella struttura il piccolo si guarda intorno spaurito con gli occhioni spalancati, nerissimi, indimenticabili. La madre superiora chiama immediatamente una donna che parla arabo e appena il bambino sente parlare la sua lingua inizia a piangere a dirotto. La donna gli chiede se ha fame, se ha bisogno del bagno o di qualsiasi altra cosa. Lui con i lacrimoni riesce solo a dire che non vuole ne mangiare ne fare il bagno, ma che ha tanto tantissimo sonno ma non sa proprio come poter fare per mettersi a dormire perché non è capace a spogliarsi da solo e soprattutto non è in grado di togliersi le scarpe con i lacci….
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